Amaro sfogo in una lettera al presidente del tribunale di Roma

Ustica, perché Bucarelli lascia «Troppe le critiche offensive»

La querela del giudice ad Amato per le affermazioni definite «l’ultima goccia di un vaso già colmo» – Determinante l’esposto dei familiari delle vittime – Priore probabile sostituto

ROMA — Uno sfogo amaro e irritato, quello che il giudice istruttore Vittorio Bucarelli ha consegnato alla storia dell’inchiesta giudiziaria sulla strage del DC-9 nel cielo di Ustica. Tre cartelle dattiloscritte, trasmesse ieri al presidente del tribunale di Roma, Carlo Minniti. Una lettera che spiega come la sua decisione di gettare la spugna dopo sei anni di lavoro e di polemiche vada attribuita soprattutto all’esposto presentato una settimana fa contro di lui dal collegio dei legali che rappresentano i familiari delle 81 vittime. Quanto alle affermazioni di Giuliano Amato, non sarebbero state che l’ultima goccia in un vaso già colmo.
I rapporti tra Bucarelli e i legali di parte, civile non erano mai stati particolarmente felici. Incomprensioni, tensioni, attacchi: fino dal 1984, gli avvocati lo avevano accusato senza riserve di frenare l’inchiesta, di non voler vedere o trovare ciò che era già sotto gli occhi di tutti, di essere il primo ostacolo all’accertamento della verità. Alle critiche, Bucarelli aveva scelto di rispondere con il silenzio. Poi, due anni fa, sembrava che qualcosa stesse cambiando, che i due fronti si fossero riavvicinati in coincidenza con l’incriminazione per gravissimi reati dei 25 militari dell’Aeronautica. Ma era solo una fragile tregua.
Quando mercoledì scorso nell’aula di San Macuto, Giuliano Amato rivelò alla Commissione stragi che Bucarelli gli aveva parlato di una serie di foto del relitto del DC-9 Itavia, scattate non si sa ancora quando dagli americani, la tregua saltò. Ma in realtà, Bucarelli maturava questa decisione da qualche mese. E forse non erano bastate due consecutive archiviazioni del CSM a convincerlo che, prima o poi, il suo nome sarebbe finito in un dossier di indagine a Palazzo dei Marescialli. Di lui si era parlato anche al Quirinale, quando Cossiga aveva ricevuto il Comitato per la verità su Ustica, i legali di parte civile e i familiari delle vittime.
«Poiché io sono, evidentemente, una delle parti coinvolte dall’esposto, anche se ingiustificatamente, ancor più evidenti appaiono i motivi di grave convenienza che m’inducono a insistere nell’istanza di astensione», spiega Bucarelli nella lettera inviata al presidente del tribunale. E aggiunge: «Poiché ho ispirato la mia attività istruttoria, in questo come in altri processi, esclusivamente alla ricerca della verità, considero non solo ingiustificate ma anche offensive le critiche che mi sono state rivolte». Dunque, «rispondere a ognuna delle critiche e intervenire in ognuna delle polemiche sarebbe inopportuno e troppo lungo».
Così, Bucarelli si limita a quella che definisce «l’ultima goccia»: «Non solo ribadisco in punto di fatto di non aver mai avuto fotografie di provenienza americana dei resti del velivolo, ma aggiungo anche che la logica stessa dimostra l’erroneità delle affermazioni dell’onorevole Amato, essendo impossibile che le operazioni necessarie per eseguire fotografie possano essere state compiute senza che alcuno ne avesse notizia; essendo impensabile che tali fotografie, scattate per misteriosi motivi e fuori di ogni ufficialità, potessero essere consegnate al giudice istruttore del processo; essendo impensabile e calunnioso ritenere che io possa averle ricevute al di fuori dei corretti canali processuali o, peggio ancora, possa averle poi nascoste e distrutte».
Alla lettera, Bucarelli acclude il testo della querela contro Amato: «Le affermazioni del parlamentare sono gravemente lesive del mio onore e del mio decoro. Nel momento in cui egli afferma di non avere l’abitudine di raccontare bugie, accusa evidentemente me di avere invece tale abitudine. E questo già costituisce un’offesa. L’offesa è ancor più grave se si considera che oggetto della bugia sarebbero fatti e atti processuali, relativi a una vicenda tanto drammatica quale è la caduta del DC9 Itavia e se si considera che tali bugie proverrebbero, secondo l’indiretta ma esplicita accusa dell’onorevole Amato, proprio dal magistrato incaricato di condurre l’istruzione in merito a tale vicenda».
Sull’istanza di astensione (o di abbandono) di Bucarelli, Minniti deciderà lunedì. Scontato appare l’esito. Bucarelli dovrebbe essere sostituito da un altro giudice istruttore. E si fa il nome di Rosario Priore che, essendo uno dei consulenti della Commissione stragi per Ustica, sembra anche l’unico magistrato che non avrebbe bisogno di qualche mese per studiare il caso e continuare il lavoro d’inchiesta che da 10 anni si consuma senza troppa fortuna.

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