Il responsabile del Sismi, interrogato dal giudice istruttore Bucarelli, ribadisce l’«ipotesi di lavoro» sulla strage del DC-9

Ustica, Martini non si arrende

«Non ho accusato nessuno degli alleati, su questo non ci sono dubbi… e non ho nessun sospetto su americani e francesi» – Con questa battuta, piuttosto irritato, l’ammiraglio ha lasciato Palazzo di Giustizia – Sentito anche il prefetto Malpica (Sisde) che esclude lo scenario della bomba – Lunedì dal magistrato gli addetti al radar di Poggio Ballone

ROMA — «Io non ho accusato nessuno degli alleati, su questo non ci sono dubbi… e non ho nessun sospetto su americani e francesi». Piuttosto irritato, l’ammiraglio Fulvio Martini ha lasciato ieri mattina con questa battuta l’ufficio del giudice istruttore Vittorio Bucarelli. Il capo del contro-spionaggio è stato interrogato dal magistrato che conduce l’inchiesta sulla strage di Ustica, al quale avrebbe però ripetuto la sostanza delle dichiarazioni da lui stesso fatte mercoledì davanti alla Commissione stragi.
E cioè che, se un missile ha abbattuto il DC-9 Itavia, vanno scartati i caccia libici per una questione di autonomia mentre il potenziale colpevole non può che essere americano o francese. È una «ipotesi di lavoro», ha ribadito Martini. Dunque, tutta da verificare sulla base degli elementi di cui già dispone o forse riuscirà a disporre il giudice.
Dopo l’ammiraglio è stato interrogato anche il prefetto Riccardo Malpica, responsabile del Sisde.
Malpica ha spiegato di non credere all’ipotesi della bomba per diversi logici motivi. Primo. Quella sera di dieci anni fa il DC-9 partì con due ore di ritardo non programmato, dunque se ci fosse stato qualcuno che voleva farlo esplodere avrebbe dovuto attendere con la bomba in mano fino all’ultimo minuto utile per poi collocarla a bordo. Secondo. Se l’ordigno fosse stato invece confezionato con un altimetro, il DC-9 sarebbe esploso almeno venti minuti prima: perché al momento del disastro l’aereo aveva già toccato tutte le quote possibili e si stava ormai apprestando alla manovra finale verso lo scalo di Palermo.
Lunedì mattina, Bucarelli interrogherà gli ufficiali e i sottufficiali che si trovavano nel centro radar di Poggio Ballone (Grosseto) la sera del 27 giugno 1980. Tutti i dati sui velivoli che la Difesa aerea teneva sotto controllo dal centro radar di Marsala vennero infatti inviati in automatico a Poggio Ballone. Ma tra le due trascrizioni risultano molte differenze e qualche aereo in più o in meno. Non solo, sul grafico di Poggio Ballone c’è la traccia di un aereo non identificato che si sposta seguendo una rotta circolare all’altezza delle Bocche di Bonifacio. Si trattava di un velivolo radar e di quale nazione?
Ufficiali e sottufficiali saranno ascoltati come testimoni e non è da escludere che vengano poi messi a confronto con i militari di Marsala che sono stati invece incriminati di gravissimi reati.
Sul fronte politico c’è da registrare una dichiarazione del senatore Lucio Toth, capogruppo demo-cristiano in Commissione stragi, il quale chiede al governo «tre impegni specifici sulla questione di Ustica». Toth ricorda la «disponibilità del governo manifestata in Commissione» attraverso l’audizione del ministro della Difesa Martinazzoli e chiede: «una norma di legge che consenta di prolungare il rito istruttorio al di là della scadenza prevista per le istruttorie riguardanti il reato di strage»; di «procedere al recupero di tutte le parti del DC-9 rimaste in fondo al Tirreno»; di «intraprendere passi diplomatici al massimo livello per ottenere dai governi dei Paesi, alleati e non, notizie comunque in loro possesso sulla vicenda di Ustica».
C’è anche una polemica tra il senatore Franco Mazzola, nel 1980 sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per i servizi segreti, e il Sismi. Martini, nell’audizione di mercoledì, ha riferito che il 19 dicembre di quell’anno il controspionaggio inviò proprio a Mazzola un documento sul disastro di Ustica. Mazzola dice: «Riconfermo che non ho mai avuto dal servizi alcuna informativa che riferisse ipotesi circa la tragedia di Ustica e mi stupisco che adesso, dopo dieci anni, l’ammiraglio Martini esibisca documenti che mi sarebbero stati inviati, il silenzio di tutti questi anni rende inquietante questa improvvisa comparsa di carte che a me, ripeto, non arrivarono mai». In realtà non era stato Martini a citare il documento, ma il commissario verde Marco Boato. Martini si era limitato a spiegare che «di solito le carte del Sismi arrivano a destinazione».
Infine, una precisazione dell’Avvocatura dello Stato sul risarcimento ai familiari delle vittime. Il reato di disastro colposo si prescrive in 15 anni e non c’è prescrizione per il reato di strage. Dunque, l’Avvocatura «non ha mai affermato l’intervenuta prescrizione di ogni possibile altra pretesa risarcitoria dei familiari delle vittime, e men che meno la prescrizione del reato di disastro colposo ipotizzato, insieme con quello di strage, dal giudice di Roma».
L’Avvocatura afferma di aver fatto solamente rilevare che «ad una richiesta risarcitoria nell’ipotesi di responsabilità dello Stato (omessi controlli sull’aereo o errori delle Forze armate) si oppone comunque la prescrizione quinquennale stabilita dall’articolo 2947 del codice civile».

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