La drammatica spaccatura del collegio dei periti mette in rilievo come ancora sia lontana la conclusione sulla strage del DC-9

Ustica, due verità per cinque esperti

La tesi del missile aria/aria prevale su quella della bomba a bordo: «tre a due»

Blasi e Cerra contestano quanto loro stessi avevano sottoscritto nel marzo 1989 – Gravi interrogativi sull’esercitazione Synadex – Dubbi sul nastro fornito dall’Aeronautica: «Non è quello originale» – Imbimbo, Lecce e Migliaccio ipotizzano la presenza di un secondo caccia fantasma

ROMA — I cinque periti che hanno indagato sulla strage del DC-9 di Ustica non si sono divisi solo sulle conclusioni. Tra loro emergono infatti posizioni contrastanti e distanti anche su una possibile individuazione dello scenario. Gli ingegneri Blasi e Cerra sposano la tesi della «bomba a bordo» e con un colpo di spugna cancellano la traccia del caccia aggressore. Gli ingegneri Imbimbo, Lecce e Migliaccio confermano invece la tesi del «missile aria/aria» e ipotizzano la presenza di un secondo caccia fantasma, che si nascondeva al radar volando al di sopra o al di sotto del DC-9 Itavia. Dalla lettura delle oltre 600 pagine della contrastata perizia consegnata sabato al giudice istruttore Vittorio Bucarelli, la spaccatura «tre a due» del collegio dei periti risulta drammatica e insanabile.
Punto dopo punto, ma spesso glissando su elementi che non potrebbero permettere l’inversione di marcia proposta, Blasi e Cerra contestano quanto loro stessi avevano sotto-scritto nel marzo 1989. Fermi sulle loro posizioni sono invece Imbimbo. Lecce e Migliaccio. Con una sola differenza. A distanza di soli 14 mesi, i due «esperti del dissenso» trovano giusto rileggere al contrario anche tutto il resto degli esperimenti e delle analisi già compiute. Seminando qua e là interrogativi gravissimi, come quello sull’esercitazione simulata Synadex. E affermano che il nastro fornito dalla Aeronautica non è detto che sia quello originale «utilizzato per la esercitazione programmata» il 27 giugno 1980 ma nello stesso tempo che «le attività svolte dal centro di Marsala sono state regolari».
Ci sarà dunque battaglia tra i legali di parte civile e quelli dei 25 militari incriminati dal giudice e già sulla soglia del proscioglimento. Non si escludono nuove perizie, soprattutto sul nodo centrale dell’interpretazione dei dati radar di Fiumicino proposta da due ingegneri della Selenia e da un docente (ex dipendente della stessa industria). Ieri la Selenia ha annunciato una raffica di querele, tirandosi fuori dal pasticcio di Ustica con un comunicato che spiega come i suoi tecnici abbiano lavorato a titolo personale. Ma non è detto che la questione non finisca all’ordine del giorno del CSM e sulle scrivanie del presidente Francesco Cossiga e di Giuliano Vassalli, ministro di Grazia e Giustizia.
Ecco una sintesi dei quesiti posti dal giudice Bucarelli e delle contrastanti risposte fornite dai due gruppi di periti.
Quesito 1 – Accertare la traiettoria del DC-9 e dell’aereo estraneo (il caccia) e la «posizione di lancio di un missile».
Imbimbo, Lecce e Migliaccio – Il DC-9 «percorreva una rotta Nord/Sud, alla quota di 25.000 piedi» (8.000 metri circa), velocità di «circa 470 nodi». Dopo l’incidente, «il DC-9 si innalzava repentinamente» fino a una quota massima di 30.000 piedi. Il caccia «percorreva una rotta curvilinea ad ampio raggio con direzione e verso Ovest/Est, incrociante quasi ortogonalmente la traiettoria del DC-9». Le sue tracce appaiono «almeno 90 secondi prima dell’incidente» e fino «a circa 100 secondi dopo», probabilmente a causa «di una rapida manovra di salita». Il lancio del missile può essere avvenuto quando il caccia si trovava circa 5 miglia nautiche dal DC-9.
Blasi e Corra – «Non si possono definire le traiettorie del DC-9 e del velivolo estraneo». Dall’analisi sui dati del radar di Fiumicino «scaturisce infatti che non vi sia stato nessun velivolo estraneo nei dintorni del DC-9». E le due traiettorie che si individuano «debbono attribuirsi la prima ai frammenti del DC-9, la seconda al corpo principale dell’aereo stesso».
Quesito 2 – Quale «testa di guerra» aveva il «missile»
Imbimbo, Lecce e Migliaccio – Rispetto alla traiettoria del caccia (ortogonale a quella del DC-9), «la testa del missile doveva essere a guida semiattiva o a guida passiva, ma di tipo avanzato». Rispetto alla distanza al momento del lancio, si dovrebbe trattare di «un missile aria/aria a medio raggio». In relazione allo stato dei relitti del DC-9 e alla mancanza di scheggiatura «si ritiene possibile l’impiego di una testa di guerra del tipo Continuous Rod» (letteralmente, barra continua: un tipo di missile che sega la carlinga dell’aereo colpito).
Blasi e Cerra – «Dall’analisi eseguita allo scopo e sulla base delle risultanze di cui al punto precedente (Quesito 1, n.d.r.) è scaturito che nessuna testa di guerra per uso missilistico aria/aria è compatibile con tutti gli elementi di certezza che sono scaturiti dalle indagini».
Quesito 3 – Provenienza del missile.
Imbimbo, Lecce e Migliaccio – «Si esclude che il missile che ha provocato l’incidente fosse di uno dei tipi in dotazione all’Aeronautica militare italiana». «Niente altro si può dire sulla provenienza, non essendo emersi ulteriori rilievi, anche tenuto conto dell’estrema varietà dei modelli esistenti a quell’epoca e delle scarse notizie di dettaglio disponibili».
Blasi e Cerra – «Non è possibile pervenire all’accertamento della provenienza del missile in quanto non si sono trovate conferme della sua presenza».
Quesito 4 – «Quanto altro ritenuto utile ai fini di giustizia».
Imbimbo, Lecce e Migliaccio – «Esiste una sia pur debole possibilità che nell’area e al momento dell’incidente fosse coinvolto un terzo velivolo, di relativa piccola sezione radar, che percorreva la stessa rotta del DC-9, ad una quota superiore o inferiore non stimabile, apparso in vista al solo radar Selenia dopo l’incidente e per qualche battuta».
Blasi e Cerra – «È parere degli scriventi che l’incidente occorso al DC-9 sia attribuibile ad un’esplosione avvenuta all’interno dell’aereo per la presenza di tuia bomba a bordo.

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