Ustica, scoppia violenta la polemica mentre i legali di parte civile vogliono ricorrere al CSM dopo le tesi della bomba a bordo

La perizia conferma: c’era un Mig vicino al DC-9

Ma un altro dietrofront degli esperti non accredita l’esame al cento per cento

ROMA — La Selenia e i suoi tecnici che hanno partecipato come consulenti al supplemento di perizia che ripropone la tesi della bomba a bordo del DC-9 Itavia, sono nel mirino dei legali di parte civile. Non è da escludere nemmeno un ricorso al Consiglio superiore della magistratura e al ministro di Grazia e Giustizia. «Riteniamo fin d’ora nostro dovere di cittadini, ancor prima e ancor più che di rappresentanti di parte civile, di segnalare agli organi preposti al controllo dell’istituzione giudiziaria la gravità estrema di quanto rilevato oggi da alcuni giornali sul ruolo che risulterebbe svolto da tecnici dipendenti dalla società Selenia nella confezione della perizia medesima e sulla esistenza di una opinione dissenziente nel collegio peritale», hanno affermato gli avvocati Di Maria, Ferrucci e Galasso.
Non è tutto, alla polemica che nuovamente esplode intorno all’inchiesta sulla strage di Ustica, si aggiunge da ieri un altro elemento. È stata consegnata al giudice istruttore Vittorio Bucarelli anche la perizia fonica sul nastro delle comunicazioni telefoniche del radar di Marsala. Quello in cui si poteva sentire un militare pronunciare la parola «Mig». Bene, i periti hanno confermato che dall’ascolto e dall’esame strumentale la parola «Mig» viene pronunciata. Ma, come a ricalcare quanto accaduto per l’altra perizia in cui alla tesi del missile si contrappone quella della bomba, ecco che gli esperti non se la sentono di confermare al cento per cento. Anche in questo caso, la perizia non avrebbe valore di prova certa in fase dibattimentale. «È di pubblico dominio il fatto che la Selenia vive di commesse militari provenienti in maggioranza dall’Aeronautica militare italiana, la quale, altrettanto notoriamente, svolge un ruolo protagonistico in tutta la vicenda di Ustica. Tali precise connessioni, anche al di là di quanto possa essere effettivamente accaduto, legittimano il più ragionevole e plausibile sospetto di indebite ed illegittime pressioni sui tre ausiliari della commissione peritale, sull’elaborato dei quali si fonderebbe l’inopinato ripensamento dei periti d’ufficio Blasi e Cerra», sostengono i legali di parte civile. I tre «ausiliari» sono gli ingegneri Pardini e Giaccari della Selenia e il professor Galati, oggi docente a Tor Vergata e qualche anno fa anch’egli dipendente della Selenia.
All’ingegner Pardini, abbiamo rivolto alcune domande per capire meglio il contenuto della relazione in cui l’ipotesi della traccia del caccia individuata dal radar di Ciampino e scoperta dagli americani viene a cadere. «La Selenia fece già uno studio come ditta, nel 1980. Ma io non partecipai a quella perizia», spiega Pardini.
Differiva da quanto invece avete concluso voi?
«Venivano date due interpretazioni. Una era quella classica che ricalcava nella sostanza le conclusioni di Macidull (cioè, la presenza di un caccia nei pressi del DC-9, ndr). L’altra invece somigliava alla nostra».
E com’era giustificata questa doppia conclusione?
«Si trattava di associare o meno uno dei tre plot, cioè di quei tre echi radar rilevati dalla macchina, ai frammenti del DC-9 esploso oppure ad un oggetto estraneo».
Per lei si tratta di un frammento del DC-9?
«Assolutamente. Ne sono certo».
E gli altri due plot?
«Potrebbero essere falsi echi, non associabili cioè ad un aereo. Come quei due ne abbiamo trovati un centinaio».
Quindi esclude che quello sia un aereo?
«No, non lo escludo, non me la sentirei. Dico che se quello fosse un aereo, allora ce ne dovrebbero essere altri. Abbiamo definito questa una ipotesi di bassa probabilità. Perché tra quei falsi echi ce ne potrebbero essere anche alcuni che sono “falsi buoni”, se mi passa la definizione. Solo che dovrebbero avere caratteristiche di continuità che non abbiamo rilevato».
Dunque, dare un’interpretazione certa è difficile?
«È difficile, perché al di fuori delle normali aerovie ne abbiamo trovati altri che potrebbero essere presi come aerei».
Ammesso che questa sia la conclusione giusta, proprio non si capisce come mai gli americani non se ne siano accorti.
«Mah, l’ipotesi dell’oggetto volante che diventa un aereo ha bisogno di appoggiarsi su altri plot. Io non credo che ci sia barba di tecnico radarista che possa garantire: quelli sono veri e quelli sono falsi».
E come si è arrivati dalla vostra interpretazione a dire che è esplosa una bomba sull’aereo?
«Devo dire che mi sono meravigliato. È stato detto che la nostra relazione ha favorito in qualche modo l’ipotesi della bomba. Bene, quando sarà pubblicata tutti potranno vedere che ci siamo limitati allo studio dei dati radar. Né tantomeno il radar è in grado di spiegare la causa di quanto è accaduto».

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