Si riapre la polemica sul DC-9; interpellanza a De Mita e ai ministri della Difesa e dei Trasporti

Ustica: Formica sapeva tutto

«Un generale mi disse che l’aereo fa colpito da un missile»

ROMA — Il primo cassetto l’ha aperto Rino Formica. Un cassetto della memoria, con dentro un pezzo di verità sul giallo di Ustica. «Poche ore dopo l’incidente telefonai al generale Saverio Rana, allora presidente del Registro aeronautico italiano… mi diede subito un’informazione precisa: disse che al DC-9 Itavia esploso in volo… si era avvicinato un oggetto volante non identificato e che subito dopo l’aereo di linea era stato colpito da un missile», ha dichiarato Formica all’Espresso (numero 17, pagina 22). Un’affermazione che in ventiquattro ore ha già provocato una interpellanza al presidente del Consiglio, ai ministri della Difesa e dei Trasporti, ha attivato il Comitato per la verità su Ustica e rischia di farlo finire davanti al magistrato.
Rino Formica (ministro del Trasporti all’epoca dell’incidente e oggi ministro del Lavoro) ieri si trovava a Francoforte. Non è stato possibile rintracciarlo telefonicamente. Nemmeno per chiedergli il motivo di un ritardo di sette anni e dieci mesi nel raccontare un particolare tutt’altro che marginale sull’ipotesi del missile.
Saverio Rana non potrà aggiungere nulla: è morto alcuni anni fa. Non potrà confermare l’altro brano delle dichiarazioni del ministro che proprio a lui si riferiscono. Eccolo: «Rana mi chiarì che le sue tempestive informazioni gli derivavano da un’analisi del tracciati radar e da sue fonti precise all’interno degli ambienti militari che conosceva bene. Ebbi l’impressione che volesse mantenere una certa riservatezza su quello che lui poteva considerare un segreto militare».
Dunque, si aprono i «cassetti chiusi» di cui tanto parlò l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato? Cassetti che contengono la verità sulla fine del DC-9 e la morte di 81 persone che nella notte del 27 giugno 1980 erano in volo tra Bologna e Palermo?
Le dichiarazioni di Formica contengono forse alcune inesattezze. Rana non poteva disporre dei tracciati radar «poche ore dopo l’incidente».
Semplicemente perché quel tracciati furono decodificati e analizzati a novembre, cioè cinque mesi dopo l’esplosione. Quando ne ebbe una copia, il presidente del Rai li mostrò anche a noi. E fece le stesse valutazioni di cui parla Formica. Ma il ministro qualcosa doveva già saperla. Pochi giorni dopo l’Incidente, si trovava in Calabria. Dove lo raggiunse una telefonata importante.
Era un ufficiale dell’Aeronautica militare a chiamarlo, da Roma. Un ufficiale che si occupava delle indagini. Formica non poteva andare personalmente all’apparecchio, perché impegnato in una riunione. Mandò il suo segretario, che raccolse le informazioni dirette al ministro: i primi elementi a disposizione, diceva l’ufficiale, sembravano indicare che il DC-9 era stato abbattuto dà un missile. E subito si parlò di un coinvolgimento francese (le portaerei Clemenceau o Foch), di uno scambio di dispacci riservatissimi tra il nostro servizio segreto militare e quello d’oltralpe: tra il, generale Santovito e il collega De Marenche.
All’epoca, ministro della Difesa era Lelio Lagorio (oggi presidente della commissione Difesa della Camera).
«Mi ricordo che allora fu Formica il primo a dirmi che c’era da mettere nel conto anche un missile. Ma mi disse solo questo senza aggiungere altro. Poi ho visto che vennero fuori altre informazioni, ma già avevo lasciato l’incarico. Si parlò di navi francesi. E credo che se il nostro servizio di informazioni si rivolse a quello francese non fece che il suo dovere», ricorda Lagorio. «Si parlò anche di un attentato libico, ma non ci ho mai creduto».
Nella interpellanza presentata ieri, Rodotà (Sinistra, indipendente) chiede conferma delle informazioni in possesso di Formica e Rana all’indomani dell’incidente. E «quali siano le ragioni per cui queste informazioni non sono state comunicate né alla magistratura inquirente né al Parlamento».
Pietro Ingrao (Pci), dice: «Non resta che una cosa da fare: nominare e mettere subito al lavoro la Commissione parlamentare d’inchiesta. L’unica in grado di sciogliere ogni interrogativo. Prima si arriva a questo risultato e meglio è, per tutti».
Franco Ferrarotti (Sinistra Indipendente), dichiara: «Già Amato parlava di cassetti chiusi che andavano aperti. Spero che prima o poi questi nostri governanti si decidano a considerare gli italiani come maggiorenni». Ieri si è riunito il Comitato per la verità su Ustica (presidente Bonifacio): è stata sollecitata la nomina della Commissione d’inchiesta parlamentare. Non è da escludere che nel prossimi giorni gli avvocati di parte civile chiedano al magistrato di ascoltare Formica.

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