Il leader arricchisce di particolari la sua versione della strage, ma non dà prove: si riapre la polemica sul caccia caduto in Sila

Ustica, ecco la verità di Gheddafi

«Gli americani hanno abbattuto il DC-9 italiano e un Mig libico»

TRIPOLI – Gheddafi insiste: sono stati gli americani ad abbattere il DC-9 Itavia nel cielo di Ustica, convinti di centrare il suo jet personale «Il mio aereo volava in quella zona, era diretto verso l’Italia per riparazioni e gli americani hanno pensato che a bordo ci fossi io», dice il colonnello sotto la tenda a strisce bianche e verdi montata sul prato della caserma di Bab El Aziziyah. E aggiunge: «Gli americani hanno colpito un aereo libico e un aereo italiano», con un riferimento preciso al Mig 23 precipitato sulla Sila e ufficialmente ritrovato solo una ventina di giorni dopo. È la prima volta che Gheddafi rivela questi particolari. Un anno fa, il colonnello si era limitato ad accusare gli americani per l’abbattimento del DC-9 Itavia e aveva promesso di fornire tutte le prove necessarie. Prove mai arrivate, né attraverso i canali diplomatici né attraverso quelli giudiziari (una formale richiesta della magistratura italiana diretta alla procura generale di Tripoli non ha ancora avuto risposta).
E adesso, ecco che il colonnello aggiunge qualche dettaglio alla sua verità. Ma le prove? Gheddafi non si scompone, aggiusta la galabia marrone che ha indossato su un completo blu per ricevere i giornalisti, agita in aria il fazzoletto di seta verde, sorride sarcastico e dice: «Dobbiamo capire che gli americani hanno colpito un aereo italiano e tutto ciò difendendo i diritti degli esseri umani alla maniera americana». Nulla di più. Gheddafi ripete che i caccia americani stavano cercando proprio lui, conferma quanto ha detto ma non spiega la presenza del caccia libico nel cielo di Ustica (era di scorta al suo jet personale?) e nemmeno su quale aeroporto fosse diretto il suo aereo (quasi certamente un Boeing 707 con le insegne delle linee aeree civili libiche).
La presenza di un aereo partito da Tripoli e diretto verso il Tirreno, con un piano di volo che lo avrebbe portato lungo l’aerovia Ambra 13 Alfa (la stessa che il jet Itavia stava percorrendo in senso inverso, da Bologna a Palermo) risulta dalle testimonianze di un paio di controllori militari del centro radar di Marsala.
Questo aereo, di cui non si è ancora riusciti ad identificare il tipo, virò inspiegabilmente in direzione di Malta poco prima dell’esplosione del DC-9. Dovrebbe trattarsi di uno dei due jet classificati con il «codice 56» (come ha spiegato il generale Pisano, capo di stato maggiore dell’Aeronautica) su cui la magistratura e la commissione d’inchiesta parlamentare stanno cercando di sapere di più e che potrebbero rappresentare la chiave dello scenario in cui si consumò la strage.
Le affermazioni di Gheddafi rischiano ora di provocare una nuova, furiosa polemica sul grande mistero di Ustica. E di dar corpo alle ipotesi sul pasticcio della Sila, cioè sul Mig 23 e sul suo pilota. Gli americani, che hanno sempre negato ogni coinvolgimento diretto di mezzi navali o aerei della sesta flotta nella strage di Ustica, hanno replicato duramente alle accuse rivolte loro da Gheddafi un anno fa.

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