Sei miliardi per recuperare il DC-9 di Ustica
Ma il giudice si chiede: «Posso decidere io?»

ROMA — È mai possibile che un magistrato decida in piena autonomia di far spendere allo Stato 6 miliardi di lire? Se lo domanda Vittorio Bucarelli, giudice istruttore che conduce l’inchiesta sulla strage di Ustica. La cifra (sono 6.161.782.000 lire, per l’esattezza) sarebbe necessaria a finanziare il recupero del relitto del DC-9. Il ministero di Grazia e Giustizia (Direzione generale degli affari civili) gli ha già risposto con distacco burocratico che sì, faccia pure, ma «sotto la sua personale responsabilità, senza alcuna preventiva autorizzazione, anche per ciò che concerne la successiva liquidazione».
Vista la risposta, Bucarelli è certo rimasto sorpreso. E ha fatto una riflessione sulla decisione da prendere che «induce a particolare considerazione, impone specifiche cautele e consiglia prudente oculatezza al magistrato precedente che non può essere chiamato, semplicisticamente e con visione meramente formale del problema, ad assumere, nel perseguimento di finalità di giustizia, responsabilità che non gli competono».
Sono brani tratti dalla memoria di 185 righe dattiloscritte che proprio Bucarelli ha inviato in copia al Consigliere istruttore della procura di Roma, al presidente del Tribunale di Roma, al presidente della Corte d’appello e anche al ministro di Grazia e Giustizia. La stessa memoria che dovrebbe essere arrivata sul tavolo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giuliano Amato. E che proprio Amato dovrebbe trasmettere a Craxi perché ne informi Cossiga.
Accusato «più volte e da più parti» di «colpevole lentezza», il magistrato risponde disegnando i contorni di quel muro di gomma che la burocrazia ha costruito lungo i sei anni dell’indagine che dovrebbe spiegare la cause dell’esplosione del DC-9 Itavia. Fino al carteggio con il ministero, che non nega ma nemmeno sostiene l’unica «possibile ipotesi di lavoro» rimasta, cioè l’operazione di recupero del relitto del bireattore. Un’operazione il cui «elevato costo» non può «di per sè solo costituire un ostacolo al corso della giustizia».
Bucarelli ha ereditato l’inchiesta dal sostituto procuratore Giorgio Santacroce il 12 gennaio del 1984. Il fascicolo numero 527/84A era intestato: «Procedimento penale a carico di ignoti imputati di disastro aviatorio e strage».
L’11 novembre del 1984, il magistrato ha nominato un collegio di sei periti per accertare: 1) correttezza della posizione del DC9 al momento dell’esplosione; 2) natura delle «interferenze di altri oggetti che abbiano potuto determinare l’incidente» e loro eventuale individuazione; 3) conferma sulla presenza di esplosivo e determinazione del fenomeno (esterno o interno); 4) nuovi esami sui reperti disponibili; 5) nuovi esami sulle perizie medico-legali; 6) natura esterna o interna dell’esplosione (missile o bomba) rispetto alla velocità di penetrazione delle schegge sulle parti recuperate del DC-9.
A Bucarelli, i sei periti hanno chiesto tutte le registrazioni radar civili e militari (Nato compresa), una documentazione sull’abbattimento del Jumbo sudcoreano, una simulazione del volo del DC-9 e la riesumazione di alcune salme. Le richieste sono state tutte soddisfatte, con una unica eccezione. Infatti, il capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare italiana ha scritto al magistrato che «il Comando delle forze Nato del Sud Europa aveva reso noto di non avere le registrazioni».
Cosi, quelle della nostra Difesa aerea territoriale (DAT) risultano cancellate per otto minuti a cavallo dell’esplosione e quelle della Nato non ci sono affatto.
Non resta che il recupero, insiste Bucarelli. C’è già una società disposta a cominciare il lavoro: la Ifremer (Institut francais de la recherche pur l’exploration de la mer), selezionata «sia per la sua natura di agenzia governativa con lo status di ente pubblico, che per precedenti analoghe esperienze, per l’idoneità del mezzi in suo possesso, per la vicinanza all’Italia». Verrà da Palazzo Chigi la spinta definitiva per dare il via alle operazioni nel mare di Ustica?

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