Il velivolo dell’Itavia precipitato al largo di Ustica

DC-9: per analizzare tracce non identificate la commissione d’inchiesta andrà in America

Indispensabile l’aiuto degli elaboratori del NTSB di Washington capaci di effettuare controlli incrociati sulle rilevazioni radar compiute nel nostro Paese – Tre ufficiali libici in Sila per un sopralluogo sul Mig-23 caduto: rese note le generalità del pilota ucciso

ROMA – La presenza di alcune tracce non identificate, accanto a quella del DC-9 Itavia precipitato, impossibili da decifrare senza margine di errore con le apparecchiature di cui disponiamo in Italia, costringeranno il magistrato e alcuni membri della commissione d’inchiesta a un viaggio negli Stati Uniti. A Washington, per la precisione, gli investigatori dovrebbero avvalersi della collaborazione del National Transport Safety Board (NTSB), ente governativo americano per la sicurezza aerea, che ha in dotazione gli elaboratori più moderni, in grado di procedere a controlli incrociati sulle rilevazioni radar compiute nel nostro Paese.
Una decisione definitiva verrà presa la prossima settimana. Ma già ieri, nel corso di due riunioni, il sostituto procuratore Giorgio Santacroce, i membri della commissione ministeriale e il presidente della commissione d’inchiesta dell’Itavia, comandante Chiappelli, hanno dato per scontata la trasferta. Sembra, infatti, che un primo esame delle rilevazioni militari e civili, messe a confronto, abbia fornito dati «coerenti» e dati «spuri». Cioè tracce di aerei che effettivamente erano in volo quella sera in cui il bireattore è esploso nel cielo di Ustica, e tracce sconosciute, che non possono essere assimilabili con certezza a velivoli civili o militari.
L’indagine completa sulle cause del disastro, non può prescindere da queste considerazioni. E la volontà di spazzare il campo da ogni dubbio, voce o illazione, sembra ormai un fatto. Infatti, l’inchiesta della commissione ministeriale, procede negli ultimi tempi sulla linea della «decompressione esplosiva», provocata da: collisione con altro aereo (anche senza impatto ma solo per opposte correnti d’aria venute a coincidere); ordigno; missile; materiale pericoloso caricato inavvertitamente o clandestinamente a bordo; cedimento strutturale.
In particolare, sembra che la Nato non abbia ancora fatto pervenire le proprie conclusioni ufficiali, circa la possibilità dì uno scontro tra il DC-9 e un caccia alleato. Questo nonostante le smentite diramate attraverso gli organi di informazione. Solo l’Aeronautica militare, ha confermato che in ogni caso non si tratterebbe di un velivolo italiano.
Nella prossima settimana, non è comunque escluso che la «Selenia» e la «Marconi», case costruttrici dei radar impiegati dalla Difesa, vengano chiamate ad esprimere un giudizio sulle rilevazioni effettuate quella notte. Queste registrazioni, anche se richieste, non sarebbero state mostrate ai tecnici della Douglas, che costruisce il DC-9, arrivati in Italia subito dopo l’incidente. Nel corso delle riunioni, è stato anche deciso di acquisire una mappa dettagliata del relitti ripescati in un vasto tratto di mare.
L’ipotesi d’incuria della compagnia Itavia, è stata esclusa anche dalla Cisl, in una conferenza stampa di ieri mattina. Questa eventualità, ha detto il segretario della FILAC Braggio, «è piuttosto remota». Secondo il sindacato, i controlli effettuati e una serie di clementi oggettivi (revisioni recenti, non gradualità dell’ipotetico danno strutturale, mancanza di allarme da parte del piloti) tendono ad accreditare una causa esterna, come fattore principale dell’incidente. «Ipotizzare una grave avaria strutturale – ha concluso Braggio – significa avallare lo sfascio del sistema e mettere in discussione lo stato di sicurezza di tutti gli aeroplani».
Infine, le ultime novità sul Mig-23 libico. Tre ufficiali di Tripoli hanno compiuto un sopralluogo sulla Sila e si sono poi incontrati con i membri della commissione d’inchiesta. Il nome del pilota ucciso – è stato comunicato – è Azzdin Fadel Kalil, che nei giorni scorsi era stato due volte storpiato in Ezzeadan Koal e in Fadal Al Adin.

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