Sulle responsabilità del disastro di Ustica

DC-9 Itavia, annunciata una diffida al governo

ROMA – Sulla questione dell’abbattimento del DC-9 dell Itavia (27 giugno 1980, 81 morti) è stato chiesto che si pronunci il governo. Ieri è stato ricordato il quinto anniversario del disastro aereo più inquietante e misterioso nella storia della aviazione civile Italiana. I legali di alcune famiglie delle vittime hanno annunciato la presentazione di una diffida alla presidenza del Consiglio, affinché entro 60 giorni renda noto quanto è stato finora accertato sulle responsabilità della strage di Ustica. L’avvocato Romeo Ferrucci, che tutela gli interessi di Giovanna Gian Bonfietti, vedova di uno dei passeggeri del volo Bologna-Palermo, ha sostenuto nel corso di una conferenza stampa che in nessun modo può essere violato il segreto di Stato.
L’inchiesta giudiziaria, che si trascina ormai da troppo tempo ed ha consumato quasi due anni intorno ad un’inesistente possibilità di cedimento strutturale, è arrivata alla conclusione che fu un missile a far esplodere il DC-9. Esattamente come il grafico radar registrato dai computer e decodificato a Washington già a dicembre del 1980 aveva anticipato. Il ministero della Difesa ha sempre e soltanto ripetuto che non c’erano caccia italiani o Nato in volo su Ustica quella sera, al momento dell’esplosione. Una precisazione che potrebbe voler dire molte cose, visto che si può essere alleati del nostro Paese ma non necessariamente all’interno del dispositivo Nato.
La richiesta di rendere noto il nome del Paese responsabile dell’abbattimento del DC-9 si fonda, secondo la signora Bonfietti, sulla necessità di conoscerlo ai fini del risarcimento del danno. Ma più in generale, nel corso della conferenza stampa di ieri, si è discusso di sicurezza del volo, di mancate collisioni.
Un pilota di DC-9, il comandante Falcioni, presente alla conferenza, ha messo in evidenza i pericoli connessi con le esercitazioni militari. Falco Accame, ex deputato socialista e il senatore Eliseo Milani hanno a loro volta evidenziato la necessità di interventi del Parlamento per regolare la materia.
Qualche giorno fa la signora Bonfietti ha inviato una lettera al presidente Sandro Pertini nella quale ha scritto: «Non è degno di un Paese civile né compatibile con la democrazia il fatto che cinque anni siano passati dallo scoppio del DC-9 senza che ne siano state accertate le responsabilità e risarcite, soprattutto moralmente, le vittime».

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