Relazione di Balzamo alla presidenza del Consiglio

Costa 11 miliardi il recupero del «DC-9» caduto ad Ustica

Il ministro dei trasporti afferma che l’operazione deve aver luogo «ai fini di giustizia» – Ma non sarà facile trovare il relitto a 3500 metri di profondità – Polemici i tecnici dell’ANPAC

ROMA – Undici miliardi e molti mesi di ricerche, forse un anno, per tentare di recuperare quello che resta del «DC-9» Itavia esploso in volo la sera del 27 giugno 1980 (81 morti): questo è l’ultimo capitolo di una storia piena di ombre, e misteri, che da più di due anni pesa sull’immagine della sicurezza del volo in Italia. La decisione di giocare la carta del recupero è del ministro del trasporti, Vincenzo Balzamo. La proposta, vecchia di alcuni mesi, è del magistrato romano che si occupa dell’inchiesta giudiziaria. Giorgio Santacroce.
Balzamo ha preparato una relazione e l’ha trasmessa al ministri del tesoro e bilancio e alla presidenza di palazzo Chigi. Il recupero del relitto del «DC-9» deve avere luogo «ai fini di giustizia», scrive il ministro dei trasporti.
E non manca di ricordare le ultime inquietanti affermazioni fatte da due esperti americani al Corriere della Sera e alla BBC, affermazioni che danno corpo all’ipotesi di un attacco deliberato contro il «DC-9» da parte di un caccia militare non identificato, ma non italiano.
Trovare gli spezzoni del bireattore precipitato al largo di Ustica, finiti ad una profondità variabile tra i 3000 e i 3500 metri, non è facile, anzi, non si può nemmeno avere la certezza del successo. E una volta identificato il relitto c’è solo da sperare che sia conservato in condizioni accettabili, per garantire nuovi esami e perizie tali da spazzar via ogni dubbio e offrire una risposta definitiva all’opinione pubblica. È comunque una strada aperta e Balzamo ha deciso di percorrerla fino in fondo.
La situazione sembra bloccata da un doppio quesito senza soluzione: il «DC-9» è esploso in volo ma non ci sono prove sufficienti a dimostrare che l’aereo è stato distrutto da un missile aria-aria piuttosto che da una bomba sistemata nel bagagliaio. La commissione d’inchiesta tecnico-formale (presidente Carlo Luzzati) non può andare avanti con i lavori senza nuovi elementi. Mentre il magistrato attende l’esito di analisi di laboratorio sul pochi frammenti recuperati nel Tirreno prima di chiudere la sua indagine. Intanto, dagli Stati Uniti i responsabili dell’Ente per la sicurezza del volo (NTSB) affermano che quella notte, accanto al bireattore Itavia, c’era un altro aereo sconosciuto. E un consulente del Pentagono sostiene che quell’aereo sconosciuto ha abbattuto il «DC-9» con una classica manovra d’attacco.
Dunque, la storia di Ustica richiede una soluzione, e le famiglie delle 81 persone che si trovavano a bordo vogliono una risposta definitiva al dubbi e agli interrogativi. La vicenda sta diventando tanto delicata che è difficile trovare
qualcuno disposto a rilasciare dichiarazioni. Il ministro Balzamo evita con prudenza le domande, cosi il magistrato e il presidente della commissione ministeriale.
Parla invece il presidente della commissione tecnica dell’ANPAC, il sindacato del piloti. Dino Mesturino è perplesso e non condivide la decisione presa da Balzamo, dice: «Con gli 11 miliardi che serviranno a recuperare un relitto corroso dall’acqua e dal sale, ammesso che si trovi e che serva all’inchiesta, si sarebbe potuto già dare il via all’Ente per la sicurezza del volo in Italia, un organismo per la prevenzione che funzionerebbe a tempo pieno anche nelle indagini in coso di incidenti».
Secondo Mesturino la decisione del recupero poteva essere presa prima e con maggiori probabilità di riuscita. «Invece si è privilegiata per molti mesi la tesi del cedimento strutturale. E oggi – continua il rappresentante dell’ANPAC – i risultati già acquisiti non sono stati ancora convertiti in termini di misure per migliorare la sicurezza del volo. Sia che il problema si trovi a monte, cioè una bomba, sia che le causa del disastro vada ricercata nella presenza di altri velivoli che interferiscono senza autorizzazione e, peggio, con altri scopi nelle aerovie civili».

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